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Che cosa sono i BOT e come funzionano.


Un bot (diminutivo di robot) è un programma automatizzato progettato per imitare il comportamento umano online, svolgendo attività ripetitive come pubblicare post, mettere like, seguire account, commentare o inviare messaggi privati.


Questi bot si appoggiano solitamente alle API ufficiali dei social network (come la Twitter/X API o la Telegram Bot API), oppure utilizzano tecniche di scraping e automazione del browser tramite strumenti come Selenium. Possono essere gestiti da remoto, programmati per agire in orari prestabiliti o attivati automaticamente in risposta a determinati eventi, come un argomento di tendenza.


Chi crea i bot e perché?


I bot vengono impiegati da una varietà di attori con scopi diversi:


  • Partiti politici e attivisti, per orientare l’opinione pubblica, diffondere propaganda o screditare gli avversari.

  • Propagandisti su commissione e agenti di operazioni psicologiche (PsyOps).

  • Aziende e agenzie di marketing, per aumentare artificialmente follower, engagement o il “buzz” attorno a un marchio o influencer.

  • Truffatori e spammer, per diffondere link ingannevoli, promuovere servizi fraudolenti o attirare utenti verso truffe di phishing o criptovalute.

  • Utenti privati, che li usano per scherzi, trolling o per esigenze personali, come risposte automatiche.


Come funzionano?


  • Bot dei like/follow: spesso vengono venduti pacchetti di follower, provenienti da account automatizzati con nomi e foto casuali.

  • Bot su Telegram: aggiungono utenti falsi ai gruppi per farli sembrare più frequentati.

  • Falsi profili Facebook: vengono utilizzati per manipolare discussioni, fingere consenso o amplificare la visibilità di certi contenuti.


Quali sono i rischi?


  • Manipolazione dell’opinione pubblica.

  • Diffusione di notizie false.

  • Creazione di una realtà mediatica artificiale.


Tuttavia, le piattaforme social cercano di contrastare i bot con sistemi di rilevamento automatico, spesso basati su intelligenza artificiale. Tuttavia, esistono accuse secondo cui alcune piattaforme preferirebbero colpire utenti scomodi piuttosto che i bot stessi — o addirittura potrebbero generare bot interni per aumentare traffico e metriche.


Quanto è facile usarli?


Oggi creare o utilizzare un bot non richiede grandi competenze:


  • Su Telegram, strumenti come @BotFather permettono di creare bot in pochi clic.

  • Per Twitter, esistono script Python (ad esempio Tweepy) già pronti.

  • Per Instagram, si trovano soluzioni commerciali, anche se spesso soggette a blocchi.

  • Automatizzare su YouTube, TikTok e Facebook è più complesso, ma non impossibile.


Anche senza un’API ufficiale della piattaforma social,  si possono usare strumenti di automazione del browser (come Selenium, Puppeteer o Playwright) per simulare l’interazione di un utente reale: accesso con cookie salvati, navigazione nel feed, voti positivi o negativi, follow automatici.


I bot possono essere configurati per agire entro pochi minuti dalla pubblicazione di un post — ad esempio per downvotare o segnalare un contenuto scomodo come “di bassa qualità” e mostrano questi segnali tipici:


  • Like o dislike istantanei, anche in orari improbabili.

  • Account con pochi follower o interazioni reali.

  • Azioni ripetitive, rapide e prevedibili.

  • Commenti generici o ostili rivolti all’autore anziché al contenuto.


Pertanto, quando ricevi downvote sistematici o l’arrivo di follower fasulli, questi sono spesso usati come strumenti per silenziare voci critiche o manipolare la visibilità di certi post nell’algoritmo di presentazione dei post del social in uso.


 
 
 

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