Che cosa sono i BOT e come funzionano.
- texservice13
- 7 ore fa
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Un bot (diminutivo di robot) è un programma automatizzato progettato per imitare il comportamento umano online, svolgendo attività ripetitive come pubblicare post, mettere like, seguire account, commentare o inviare messaggi privati.
Questi bot si appoggiano solitamente alle API ufficiali dei social network (come la Twitter/X API o la Telegram Bot API), oppure utilizzano tecniche di scraping e automazione del browser tramite strumenti come Selenium. Possono essere gestiti da remoto, programmati per agire in orari prestabiliti o attivati automaticamente in risposta a determinati eventi, come un argomento di tendenza.
Chi crea i bot e perché?
I bot vengono impiegati da una varietà di attori con scopi diversi:
Partiti politici e attivisti, per orientare l’opinione pubblica, diffondere propaganda o screditare gli avversari.
Propagandisti su commissione e agenti di operazioni psicologiche (PsyOps).
Aziende e agenzie di marketing, per aumentare artificialmente follower, engagement o il “buzz” attorno a un marchio o influencer.
Truffatori e spammer, per diffondere link ingannevoli, promuovere servizi fraudolenti o attirare utenti verso truffe di phishing o criptovalute.
Utenti privati, che li usano per scherzi, trolling o per esigenze personali, come risposte automatiche.
Come funzionano?
Bot dei like/follow: spesso vengono venduti pacchetti di follower, provenienti da account automatizzati con nomi e foto casuali.
Bot su Telegram: aggiungono utenti falsi ai gruppi per farli sembrare più frequentati.
Falsi profili Facebook: vengono utilizzati per manipolare discussioni, fingere consenso o amplificare la visibilità di certi contenuti.
Quali sono i rischi?
Manipolazione dell’opinione pubblica.
Diffusione di notizie false.
Creazione di una realtà mediatica artificiale.
Tuttavia, le piattaforme social cercano di contrastare i bot con sistemi di rilevamento automatico, spesso basati su intelligenza artificiale. Tuttavia, esistono accuse secondo cui alcune piattaforme preferirebbero colpire utenti scomodi piuttosto che i bot stessi — o addirittura potrebbero generare bot interni per aumentare traffico e metriche.
Quanto è facile usarli?
Oggi creare o utilizzare un bot non richiede grandi competenze:
Su Telegram, strumenti come @BotFather permettono di creare bot in pochi clic.
Per Twitter, esistono script Python (ad esempio Tweepy) già pronti.
Per Instagram, si trovano soluzioni commerciali, anche se spesso soggette a blocchi.
Automatizzare su YouTube, TikTok e Facebook è più complesso, ma non impossibile.
Anche senza un’API ufficiale della piattaforma social, si possono usare strumenti di automazione del browser (come Selenium, Puppeteer o Playwright) per simulare l’interazione di un utente reale: accesso con cookie salvati, navigazione nel feed, voti positivi o negativi, follow automatici.
I bot possono essere configurati per agire entro pochi minuti dalla pubblicazione di un post — ad esempio per downvotare o segnalare un contenuto scomodo come “di bassa qualità” e mostrano questi segnali tipici:
Like o dislike istantanei, anche in orari improbabili.
Account con pochi follower o interazioni reali.
Azioni ripetitive, rapide e prevedibili.
Commenti generici o ostili rivolti all’autore anziché al contenuto.
Pertanto, quando ricevi downvote sistematici o l’arrivo di follower fasulli, questi sono spesso usati come strumenti per silenziare voci critiche o manipolare la visibilità di certi post nell’algoritmo di presentazione dei post del social in uso.
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