🔐✨ Cosa c’entra una caccia al tesoro nella giungla con la fisica quantistica?
- texservice13
- 9 apr
- Tempo di lettura: 2 min
Immagina di avere una mappa del tesoro e di essere nella giungla insieme a un gruppo di amici, tutti intenti a cercare quel tesoro nascosto. Davanti a voi si diramano diversi sentieri, e ognuno prende una strada diversa. Ora, immagina che nel momento in cui uno dei tuoi amici trova finalmente il tesoro, tutti gli altri lo sappiano all’istante, senza che nessuno debba comunicarlo.
Questo è un modo intuitivo per comprendere l’entanglement quantistico: due particelle possono essere legate tra loro in modo così profondo che lo stato di una influenza immediatamente lo stato dell’altra, anche se si trovano a distanze enormi. Questo introduce il concetto di non-località, ovvero l’idea che le informazioni possano propagarsi in modo istantaneo, apparentemente più veloce della luce – anche se, va detto, questo non è stato ancora dimostrato in maniera definitiva.
Partendo da queste basi, lo scienziato Hugh Everett III ha formulato una delle interpretazioni più affascinanti della meccanica quantistica: la teoria dei molti mondi. Secondo questa visione, ogni volta che avviene un’osservazione – ovvero un collasso della funzione d’onda – l’universo si biforca, dando origine a due (o più) realtà parallele. In ciascuna di esse si realizza una diversa possibilità, creando così universi molto simili o completamente differenti tra loro. (Le funzioni d’onda esprimono semplicemente una probabilità. In altre parole, laddove la fisica classica assumeva che si potesse, almeno in linea di principio, misurare simultaneamente posizione e velocità di una particella con precisione infinita (il sogno di Laplace, il "demone" deterministico), von Neumann dimostrò che tale concetto era illusorio in ambito quantistico. Questo argomento si collegava al famoso principio di indeterminazione di Heisenberg (1927), secondo cui non è possibile conoscere simultaneamente con precisione assoluta due grandezze coniugate, come posizione e momento).
È proprio questa univocità e complessità del mondo quantistico che rende i computer quantistici così straordinariamente potenti. Sfruttando fenomeni come l'entanglement e la sovrapposizione degli stati, questi dispositivi sono in grado di affrontare e risolvere problemi che risultano intrattabili per i computer classici. Algoritmi come quello di Grover (per la ricerca non strutturata) o Shor (per la fattorizzazione di numeri molto grandi) dimostrano come, in determinati ambiti, i computer quantistici possano superare di gran lunga le capacità dei calcolatori tradizionali, offrendo enormi vantaggi in settori come l'ottimizzazione, la crittografia e la gestione di sistemi complessi.
Da qui nasce l’esigenza di sviluppare algoritmi sempre più sofisticati per proteggere la privacy e le informazioni sensibili, attraverso sistemi di crittografia quantisticamente resistente. Questi algoritmi sono progettati per resistere agli attacchi provenienti da futuri computer quantistici, garantendo sicurezza anche in uno scenario tecnologico radicalmente trasformato.
Questo è proprio l’obiettivo del progetto portato avanti da BTQ, un’azienda impegnata nello sviluppo di soluzioni di cybersecurity post-quantistica, con l’intento di costruire un'infrastruttura crittografica in grado di sopravvivere al salto tecnologico che i computer quantistici rappresentano.
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